La rassegna

A partire dalla metà degli anni ‘60, Pier Paolo Pasolini rivolge lo sguardo alla cultura araba perché costituisce una sorta di Altro assoluto, una straordinaria roccaforte etica ed estetica di oppressi intorno al Mediterraneo.

Mediterraneo contemporaneo è il luogo della cultura “Altra” e considerata diversa in cui è centrale la visione decoloniale. Quest’anno arriva alla quarta edizione: dopo il Libano della prima edizione 2021, la Tunisia del 2022, la Turchia del 2023, nel 2024 non poteva non parlare di Palestina.

Lo fa con “Palestin.arte” che è l’incontro di tre realtà contigue: oltre a Mediterraneo contemporaneo, c’è Femminile palestinese che dal 2014 parla di Palestina attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne, e Casa del Contemporaneo, il Centro di produzione teatrale che oltre al teatro promuove vari linguaggi artistici contemporanei.

Tre realtà che si uniscono in un unico sguardo sulla Palestina con “Palestin.arte per sottolineare che arte e cultura sono forme di resistenza.

Secondo lo storico israeliano Ilan Pappe, in un’intervista rilasciata proprio in occasione di un incontro di Femminile palestinese presso l’Università di Salerno nel 2018: “Parlare di Palestina non è mero esercizio di libertà di espressione. È una forma di lotta per la liberazione del popolo palestinese dal colonialismo” [1]La colonizzazione della Palestina avviene anche qui a casa nostra: nel mondo del sapere, della cultura, dell’informazione, della politica, del diritto internazionale. È fondamentale quindi contrastare la sistematica azione di “memoricidio” che viene fatta dentro e fuori la Palestina a danno del popolo palestinese, della sua cultura, della sua identità. Per questo teatro, cinema, letteratura, poesia, musica, arte e persino la cucina sono strumenti di resistenza alla colonizzazione della Palestina.

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